Allora, visto che avrei troppe cose da fare e non ne faccio mezza, scrivo qualcosa a cui pensavo un po' di tempo fa... (Tanto per occupare tempo e sentirmi apparentemente meno in colpa u.u)
Parlando con un'amica, è venuto fuori questo discorso: "Quanto di noi stessi mettiamo in un personaggio da noi creato?"
Personalmente, io tendo a mettere dei piccoli particolari di me stessa, senza rendere un personaggio a mia immagine e somiglianza. Magari lo descrivo come più mi piace per puro appagamento personale (mi sarebbe piaciuto avere occhi verdi, capelli rossi e ricci e lentiggini, tanto per dirne una XD). Il massimo che raggiungo - credo, poi chi mi conosce magari mi corregge! - è lo scrivere paranoie (e qui parlo principalmente dei personaggi femminili) che potrebbero sorgere anche a me, ma mi piace molto anche far dire ad altri personaggi pareri contrari, tanto per portare ad un ragionamento un po' più razionale
Ah, no, il massimo che raggiungo penso sia il riproporre delle scene a me personalmente accadute e svilupparle secondo ciò che la mia mente immagina, della serie: "cosa sarebbe accaduto se...?". Insomma, il classico "spunto dalla realtà"
(Anche se a questo punto, più che "quanto di me stessa" sarebbe più un "quanto di ciò che mi succede" XD)
Ok, alla fine di questo mega discorso, quello che intendo è che in buona parte dei personaggi da me creati c'è qualcosa che li riporti a me: o un vizio, o un dato comportamento in certe situazioni... Penso però che sia una caratteristica che li rende quasi più "umani" perché, sempre riportando l'esempio dei filmini mentali che spesso e volentieri propongo nelle storie, da un certo punto di vista sono pensieri che potrei fare io stessa.
Devo aggiungere, inoltre, che il riuscire a creare qualcuno che abbia un atteggiamento, delle caratteristiche a noi "sconosciute", creare un personaggio diverso da noi, è una prova di grande abilità. Non credete anche voi?
Bene, lascio a voi la parola!